Ogni giovedì (h 21.20, per la regia di Stefano Vicario e Fabrizio Guttuso Alaimo), per quattro settimane, gli spettatori si troveranno di fronte a due grandi professionisti a cui mancava la ‘comunicazione’ col pubblico. Giallini e Panariello hanno scelto di mettersi in gioco in uno spettacolo inedito e inaspettato, ricco di sorprese, in cui si cimenteranno in monologhi, interviste, canzoni e gag insieme ad ospiti del mondo dello spettacolo e non solo. La chicca sta nella struttura sperimentale che il direttore di RaiTre, Franco Di Mare, ha accolto con entusiasmo e che i protagonisti hanno svelato nel corso della conferenza stampa. «Nell’attesa che vengano tempi migliori» – ha affermato Di Mare quasi con un tono di accorato appello – «noi, davanti alla tv, partecipiamo a questo straordinario rito collettivo dello stare insieme, anche se virtualmente. Questo programma nasce da una felice intuizione di Friends & Partners, i quali, parlandomene nel luglio scorso, mi fecero drizzare subito le antenne. È vero che il titolo rimanda al film di Oldoini del 1985 con Celentano e Pozzetto; ma personalmente mi faceva pensare a “La strana coppia” con Jack Lemon e Walter Matthau – un lungometraggio che ho sempre apprezzato perché metteva insieme lo yin e lo yang, due caratteri diametralmente opposti di due esseri umani straordinari e imperfetti come tutti noi, che faticano a stare insieme, eppure, in qualche modo, si compensano e non riescono a fare a meno l’uno dell’altro. Posso affermare che è accaduto così anche nella realtà con questi formidabili artisti».
Sin da subito si è percepita una grande stima reciproca, il comico toscano ha rivelato come tutto sia nato per caso o – se vogliamo – naturalmente: «Giallini lo stimavo già come attore, avevamo fatto una diretta Instagram insieme che si è rivelata galeotta. Ci siamo incontrati e abbiamo capito di avere affinità nei percorsi di vita, in più desideravamo realizzare uno show ma non da lustrini e papillon». Perché lo si è chiamato ‘sit-show’ lo ha spiegato Panariello: «Andremo in onda la stessa sera da due studi diversi ma vicini: quello di Marco richiama realmente lo stile della propria casa (post-industriale), compresa la presenza degli strumenti musicali e dell’angolo cucina in cui si cimenterà. La mia parte sarà più da ‘late show’ (anticipato), con una vera e propria scrivania (ho sempre invidiato quella di Fabio) e la poltrona (della Dandini). Lui farà ‘casino’, io cercherò di fare interviste; ovviamente tra di noi ci saranno dialoghi e scambi, così come un ospite che, ad esempio, sembrerà che venga da me e, invece, mi chiederà informazioni per raggiungere Marco oppure verrà prima a trovare me e poi passerà da lui. Ci incontreremo sul pianerottolo, che sarà un po’ la nostra zona franca. L’idea, però, è ‘ognuno fa da sé’». La sensazione che si ha è che al centro ci sarà sì lo spettacolo – «anche per stare il più lontano possibile da ciò che abbiamo intorno, per far ‘dimenticare’ per un po’ al pubblico la situazione» – a partire non solo dalle abilità artistiche già note, ma scoprendone altre(Giallini sa anche dipingere) e mettendosi anche un po’ a nudo (entrambi hanno avuto delle sofferenze in comune sia sul piano delle perdite familiari e hanno individuato punti di contatto nella costruzione del percorso artistico). C’è una gran voglia anche di scombinare le carte e dar vita a un’atmosfera più intima – anche per questo la terza rete di Mamma Rai è perfetta – invitando ospiti che sono realmente amici. Un esempio? Lo chef Filippo La Mantia preparerà un piatto di pasta (suonerà anche l’armonica) e, mentre Panariello starà gustando la pasta, arriverà Dorfles. Ed è qui che l’artista svela ulteriormente le intenzioni: «Ci piace molto creare questi contrasti, ci divertiamo a smontare l’idea di intellettualità che ha la rete».
L’interprete insignito del Pegaso d’Oro per il ruolo nella fiction “Rocco Schiavone” ha confessato di aver avvertito l’impatto con la macchina che si mette in piedi per dar vita a un programma per il piccolo schermo: «La difficoltà maggiore è consistita nel guardare dentro la telecamera che è diventata più grande della macchina da presa. Ho fatto tantissimo cinema e l’approccio è diverso. Giorgio è stato molto prezioso in questo». Panariello, abituato ai grandi spazi dal vivo e agli imponenti show sulla rete ammiraglia, il contraccolpo lo ha avvertito nella non presenza del pubblico, non potendo avere la risposta della risata anche nel caso dei monologhi.
Durante l’incontro stampa sono stati rivelati alcuni ospiti: Marracash, Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Vinicio Marchioni, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Paola Turci, non potevano mancare Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, ma anche personaggi che gravitano nel mondo di RaiTre. Entrambi sono stati interpellati a proposito della chiusura dei teatri che ancora si protrae. Il conduttore fiorentino senza esitazione ha risposto: «Non posso che stare dalla parte degli artisti. È scandaloso che un luogo come il teatro, facilmente controllabile con distanziamento e mascherine non sia stato ancora riaperto. Che poi, sta alla nostra sensibilità di cittadini e al buon senso stare attenti anche in ambienti esterni alla sala. A volte è più pericoloso andare a bere un aperitivo piuttosto che andare a vedere uno spettacolo teatrale. Tutta la nostra squadra è iper controllata, ogni giorno facciamo un tampone. Poi magari andiamo a comprare una maglietta e siamo inghiottiti dall’ingorgo di Via del Corso a Roma o di Corso Buenos Aires a Milano. È questo che, in parte, ci disturba e ci fa pensare che, forse, sia il caso di rimettere mano al protocollo». Gli ha fatto eco Giallini asserendo un’amara verità: «La cultura, da noi, è sempre stata trattata come ultima per importanza. Ricordo un’intervista di Vittorio Mezzogiorno mentre era in scena con lo spettacolo diretto da Peter Brook (“Il Mahabharata”): “dobbiamo più a Fellini e a Mastroianni che a tutte le agenzie di viaggi d’Italia se la nostra economia turistica è cresciuta attirando stranieri” (pensava anche a “La dolce vita”). Nel nostro Paese è come se l’arte si relegasse, per abitudine culturale, all’ultimo posto». L’augurio è che presto le sale teatrali, cinematografiche, musicali e di danza possano tornare a essere animate per vivere anche lì un rito collettivo, che ha la propria specificità. Proprio per il rispetto che nutrono nei confronti anche di chi li accompagna e magari è meno noto al grande pubblico, hanno voluto citare tutti i nomi – di alta qualità – della band: Mimmo Sessa alle tastiere, Marco Siniscalco al basso, Maurizio Dei Lazzaretti alla batteria e il direttore d’orchestra Maurizio Filardo. Il direttore di rete ha tenuto ad aggiungere: «con piacere proseguirei su questa strada, specialmente ora che ho celebrato questo ‘matrimonio’ nel mondo dello spettacolo. Vediamo come va questo varietà, noi non ci poniamo limiti».
Concludiamo ricordandovi l’appuntamento con “Lui è peggio di me” con Marco Giallini e Giorgio Panariello, pronti a dimostrare e intrattenere con una versatilità a 360 gradi, stuzzicandola anche in chi andrà a trovarli.