La Befana è una buffa figura che fa parte del folklore popolare legato alle festività tipiche di alcune regioni dell’Italia, ma che si è diffusa anche nel resto del mondo occidentale in forme molto più ridotte e meno sentite rispetto al nostro Paese.
Il suo nome deriva dalla corruzione del termine “Epifania” dal greco “epifaneia”. Con il medesimo termine, si fa riferimento alla manifestazione, secondo la fede cristiana della comparsa di Dio al mondo sulla terra tramite il Bambino Gesù, poi ridotto a “bifania” e infine “befania” e “befana”.
La vecchietta che assume le vesti di una strega benefica volante a cavallo di una scopa porta doni ai bambini, è legata e ha un suo corrispettivo nella festa religiosa dell’arrivo dei Magi, Re venuti dall’Oriente, con i doni (oro, incenso e mirra) da presentare al piccolo Gesù per la sua nascita, evocazione e preannuncio quasi profetico della sua regalità, morte e resurrezione.
La Befana lavora nella notte tra il 5 e il 6 gennaio per riempire le calze, che seguendo una tradizione millenaria, vengono lasciate dai bambini appese sul camino o a una finestra, con dolci, caramelle, frutta secca, o piccoli giocattoli, se si sono comportati bene durante tutto l’anno; carbone, se hanno assunto comportamenti non corretti o con entrambi i doni se hanno alternato buona e cattiva condotta.
Questa tradizione è nota a tutti, ma molti ignorano l’origine di tale festa nei riti propiziatori dell’antico calendario pagano legati al raccolto, pronto per rinascere con il nuovo anno e diffusi nel Centro e Meridione d’Italia, poi passati a tutta la Penisola tramite il mitraismo. I romani, invece, celebravano la fine dell’anno solare e la festa del “Sol Invictus” a fine dicembre, cui seguivano feste in onore del dio Giano. L’Epifania ha radici lontanissime nel tempo e i rituali a essa legati non hanno mai perso importanza e in questa bella tradizione, molto sentita sia dai bambini sia dagli adulti, tutti ritrovano il sapore del loro passato.