Chiedere ai maturandi 2020 com’è stato vivere la maturità durante una pandemia è una domanda quasi superflua. Quel fatidico esame che segna la fine dell’età adolescenziale e porta all’età quasi adulta viene vissuto con le stesse ansie di sempre anche ai tempi del coronavirus, chi non ricorda la paura di andare in corto circuito e fare scena muta di fronte alla commissione? Dopo più di tre mesi di didattica a distanza e lo stravolgimento delle modalità di accesso e di svolgimento dell’esame, le classi quinte di tutta Italia hanno, il 17 Giugno, cominciato una lunga serie di orali che andranno a sostituire completamente le prove scritte. Quest’anno il Ministero dell’Istruzione ha optato per un unico esame in presenza, il colloquio dura circa un’ora e si divide in cinque fasi che comprendono: un elaborato delle principali materie di indirizzo, una discussione di un testo di letteratura, una discussione interdisciplinare in base a un documento dato dalla commissione, esposizione del PCTO (alternanza scuola-lavoro) e a finire delle domande su Cittadinanza e Costituzione.
Abbiamo chiesto agli studenti come è stata vissuta questa maturità anche se, chi ha sentito veramente la differenza sono stati i professori che quest’anno, più di chiunque altro, hanno percepito lo sconforto della ritualità caratteristica di quelle giornate. “Gli abbracci tra compagni dopo l’esame, la mano per salutare la commissione, il sostare in gruppo davanti all’aula ad ascoltare il compagno sotto esame di nascosto, il chiacchiericcio per i corridoi… È tutto molto strano” racconta la docente di matematica Silvia Formaggia dell’I.I.S Leonardo da Vinci di Padova “a me mette un po’ tristezza”. Chi non ha sicuramente provato tristezza è Carlo Strano, maturando del Liceo Classico Vittorio Emanuele III di Patti, che ha vissuto tutte le 24 ore prima e durante l’esame con l’ansia e il terrore tipica di chi sostiene la maturità. Dai sogni premonitori in cui la terribile commissione non fa altro che mettere i bastoni fra ruote ad un esame meno da incubo, in cui anche “l’odiosa professoressa di Italiano, sembra più docile con indosso la mascherina”.
Il momento che più di tutti ha suscitato emozioni negative è stato senza ombra di dubbio vedere la scuola blindata “È stato traumatico, croce rossa, bidelli accalcati all’ingresso per bloccarne il passaggio e i paramedici che non mi volevano far entrare perché avevo 37,3°. In completo e sotto il sole che cosa si aspettavano? Sono dovuto stare fermo all’ombra finché la temperatura non è scesa a 36,4°”.
Prova diversa invece per Vanessa Lanaro, maturanda del sopracitato I.I.S Leonardo da Vinci (PD), secchiona della 5AA nell’indirizzo Servizi Commerciali. Per lei la prova è stata davvero piacevole e soddisfacente, quell’ansia pre-esame è stata agevolata dalla commissione interna e comunque “un po’ di ansia non fa male, è quella che ti da la carica per fare bene”. La parte più difficile è stata studiare a casa, le distrazioni sono tante e la concentrazione è poca ma anche in questa occasione docenti e compagni hanno mostrato un forte spirito di collaborazione aiutandosi sempre gli uni con gli altri. Soddisfatti delle loro prove, anche se un po’ risentiti per non aver potuto stringere la mano alla commissione- l’ultimo contatto fisico, dicono è importantissimo- guardano ora al futuro con la stessa determinazione con cui hanno affrontato questa prima grande prova. Vanessa ha scelto di proseguire gli studi ma prima una settimana sabbatica in vista degli esami di ammissione per il corso di Scienze della comunicazione. Carlo meno umanistico e più scientifico ha scelto la facoltà di medicina e sta già sognando il cambio di ateneo in direzione America