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Cultura

Intervista a Daniela Gilardoni sulla mostra “Tratti e ritratti” dedicata ad Alda Merini

Si è aperta il primo novembre 2019 una mostra importante alla Casa delle artiste in onore di Alda Merini per il decennale della sua morte. Si sono susseguiti ed ancora si susseguono eventi a Milano e in Italia per questo anniversario.

Si sono susseguiti ed ancora si susseguono eventi a Milano e in Italia per questo anniversario. Alda Merini, una poetessa che ebbe oltre alla poesia tra i primi amori il pianoforte e che già a quindici anni suonava. Daniela Gilardoni, artista del vetro, volontaria all’interno della casa delle artiste e curatrice di questa esposizione ci rivelerà qualche informazione su questo incontro quasi intimo, poiché organizzato in questo museo che pare proprio un’abitazione privata, anche solo osservando la stanza che è stata riprodotta in sede con mobili e suppellettili provenienti dalla casa in cui realmente ha vissuto, in Ripa di Porta Ticinese.

«Abbiamo deciso di fare la mostra “Tratti e ritratti” raccogliendo opere di artisti che si sono cimentati sulla Merini. Quando si è sparsa la voce, per mancanza di spazio, abbiamo dovuto escludere tante persone che ci hanno chiesto di partecipare, ma verranno altre opportunità. 

Chi c’è tra gli espositori?

«Alcuni l’hanno conosciuta altri no e quindi si sono solo espressi in funzione del tema. È presente Mario Nava che è uno scultore che ha conosciuto Alda Merini e ci ha portato oltre ad un busto anche il calco delle sue mani. Simone Bandirali che l’ha conosciuta personalmente insieme a Casiraghy (di cui abbiamo esposto alcuni piccoli libri del Pulcino Elefante) e che per molto tempo ha frequentato la poetessa milanese ci ha proposto di esporre numerosi quadri da lui commissionati al ritrattista Luciano Perolini. Noi abbiamo scelto alcuni di essi compreso quello che la ritrae sul ponte del naviglio di fronte a cui abitava, e che attraversava quotidianamente.  Il 6 di novembre questo ponte le è stato dedicato e diventerà un punto di riferimento per i milanesi.  Potranno dire “incontriamoci al ponte Merini”. L’iniziativa è frutto di una richiesta partita proprio da Arnoldo Mosca Mondadori con   noi de “La casa delle artiste” e dalla casa editrice La vita Felice. La mostra durerà tre settimane, variando anche qualche quadro per dare spazio ad altre richieste.

«Quali personaggi erano presenti all’inaugurazione?»

«Molta gente tra cui Luisella Veroli, la sua biografa ufficiale. La Veroli scrisse la biografia “Reato di vita” ascoltando e passando lungo tempo con la poetessa quando Alda Merini si trasferì in albergo. Sempre la Veroli ha raccontato in “Ridevamo come matte” della sua specifica esperienza di quasi simbiosi con Alda. E’ una delle poche donne ad essere entrata in grande comunicazione con lei. I rapporti duraturi che la Merini instaurava più volentieri erano prevalentemente maschili.  

C’è stata una motivazione?

«La motivazione penso sia nella stessa signora Veroli, persona di grande comunicativa, capacità e disponibilità.

Tra gli altri espositori?

«Ci sarà l’artista Andrea Polenghi, “l’artista delle cannucce”. Andrea fa questi bellissimi ritratti usando 10/30.000 cannucce riuscendo a cogliere con solo poche cromaticità l’essenza del personaggio rappresentato. Savi Arbola con i suoi QR che aprono link a poesie lette direttamente dalla Merini. Un’opera in vetro di Leonora Rapezzi ispirata alla poesia “Betulle”. Una di Maria Teresa di Nardo di Taranto ispirata alla poesia “Bambino”. Un grande ritratto in bianco e nero di Salvatore Morgante. Un ritratto dell’artista di Roma Erika Capobianco esponente dell’”Art Brut”.

Nino Piazza con la sua visione “La casa al mare di Alda Merini”. C’è Gianguido Gilioli, fotografo che ha vinto un premio rappresentando dei particolari dell’oggettistica molto fitta della Stanza della Merini .  Abbiamo poi bellissime foto di Luca Nizzoli tra le quali spicca Alda mentre si accende una sigaretta, e lui ne ha catturato l’attimo fuggente. L’aneddoto del suo incontro con Alda: lui lavorava per Vanity Fair.   Si è presentato a casa sua, ha suonato alla sua porta: ” Buongiorno sono il fotografo, devo farle delle foto”. E lei ha risposto: “va che bel fiò! Ha da accendere?”. Lui: “No”. E lei: “Fuma?”. “Lui: No”. Allora lei gli ha chiuso la porta in faccia. Lui si è ripreso, é andato in tabaccheria ed ha comprato un pacchetto di sigarette e l’accendino; è risalito ed ha fatto la stessa cosa. E lei: “Buongiorno, hai da accendere”. Lui ha risposto: “Si”. E lei: “Fumi?”… e lui: “Si”. Quindi l’ha fatto entrare…»

Per finire c’è un mio omaggio ad Alda, “Emozione Merini”. Piccoli quadri, con la mia tecnica di vetrofusioni con inclusione a fuoco di foto/grafiche, che rappresentano alcuni libri di e su Alda. Presto avremo un’opera di Emilio Battisti, di Lorenzo Maria Bottari e forse anche altri.

(foto a cura di Gregorio Mancino)

C’è un altro aneddoto sulla Merini che ricordi?

«Un altro aneddoto riguarda una delle opere di Perolini che esporremo a giorni. Bandirali ci ha raccontato che un giorno era seduta in un bar, ha visto entrare un carabiniere e ha detto: “é arrivato il carabiniere a prendere Pinocchio!”. Ha aperto la sua borsa da Mary Poppins e ha messo un pupazzo a forma di carabiniere sul tavolino. Questo lavoro tratto dalla foto la ritrae con il bambolotto del carabiniere sul tavolo e il carabiniere alle sue spalle.

Intervista a Mario Nava, il “Fotografo innamorato” che conobbe la Merini

Tra gli artisti che hanno esposto alla Casa delle artiste (Via Magolfa 32, Milano) nella collettiva “Tratti e ritratti”, (a cura di Daniela Gilardoni) dedicata alla poetessa milanese Alda Merini per il decennale della sua morte, era presente anche Mario Nava, il “fotografo innamorato”, che oltre ad averle scattato varie fotografie e realizzato diverse sculture in suo onore, è stato anche un suo prezioso amico.  

Parlando con Mario Nava, che in questa esposizione ha presentato una scultura raffigurante la poetessa e un bronzo con riprodotti i calchi delle sue mani, lui la ricorda così:

«L’ho conosciuta sul Naviglio quando stavo esponendo. Io leggevo già le sue poesie, sapevo che abitava sul naviglio ma non conoscevo il luogo esatto precisamente. Tutte le volte che esponevo portavo la macchina fotografica e dicevo a me stesso: “Se passa l’Alda posso farle qualche scatto”. Un giorno visitò una mia mostra per informarsi sui prezzi delle mie sculture. Io non ero presente in sede ma c’era un mio collaboratore. Vedendo il personaggio lui pensò: “Figurati se compra!” Dunque, le ha sparato cifre… alte, diciamo. Quando l’ho rivista mi sono avvicinato, era con la figlia Barbara. Lei mi ha preso a braccetto… e mi ha detto: “Andiamo a vedere le tue sculture … son belle ma costano troppo”. Così, io ho domandato: “Ha chiesto il prezzo?” E lei: “Si ho chiesto”. Allora io ho ribattuto: “Qual è che le piace?” Ho pensato pertanto di regalarle proprio quella che le interessava. Da quel giorno mi ha fatto salire a casa e mi ha dato il numero di telefono, dicendomi: “Vieni a trovarmi qualche volte il sabato…” Andavo a trovarla il sabato mattina ed ogni volta le scattavo qualche fotografia che ho raccolto in un libro per raccontare agli altri dell’Alda che ho conosciuto. Era un’amica, a volte tenera… Ricordo ancora le lettere che lei mi dettava telefonicamente.»

Per chi erano?

«Per me. In una c’era scritto: “Sei un amico dal cuore grande che non va a morire sulle strade per un misero manoscritto; a me gli amici mi han strappato il cuore… ” L’ho conosciuta tre anni prima che morisse. Parlavamo un po’ di tutto. Ho ancora tante registrazioni delle nostre conversazioni. Mi leggeva anche i suoi libri che non erano ancora usciti.»

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