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Food & wine

Millennial e turismo enogastronomico

I nati tra gli anni ’80 e ‘90 viaggiano molto e sperimentano la cucina locale, provano lo street food, vanno alla ricerca di prodotti tipici

Amano viaggiare e amano mangiare. I millennial abbinano le due passioni e si rivelano turisti che apprezzano i sapori locali, ricercano prodotti tipici da acquistare o degustare, partecipano a eventi gastronomici, visitano cantine, birrifici e frantoi.

Durante il Food & Wine Tourism Forum, rassegna d’informazione e formazione per operatori del settore organizzata il 20 e 21 giugno a Cuneo, è stato tracciato un identikit dei giovani turisti enogastronomici. A presentarlo Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università di Bergamo, ambasciatrice per l’Italia della World Food Travel Associatione autrice del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano, elaborato intervistando un campione di circa mille persone, di cui il 34% nate tra gli anni ’80 e ‘90.

Il millennial tipo è single, acculturato, con una capacità di spesa non molto elevata. Durante i viaggi è animato dalla voglia di scoprire la cultura del territorio attraverso gli incontri con gli abitanti del posto e la sperimentazione della cucina locale. Se da un lato le esperienze enogastronomiche più apprezzate dai millennial corrispondono a quelle scelte da tutte le altre categorie di viaggiatori – come sperimentare piatti tipici o visitare un mercato con prodotti del territorio – dall’altro si notano differenze nel mood e nelle finalità.

La generazione Y, nonostante stia attaccata allo smartphone e utilizzi quotidianamente i social network, cerca occasioni per entrare in contatto e conoscere persone. Il 62% dei millennial si reca in locali molto frequentati proprio per incontrare gente, mentre dichiara di farlo solo il 46% dei baby boomers (i nati tra il 1945 e il 1964) e il 48% dei nativi della generazione X (i nati tra gli anni ’60 e gli anni ‘80).

Rispetto alle generazioni precedenti, poi, i millennial apprezzano molto lo street foodnelle sue molteplici varianti. Si fermano volentieri davanti a un food truck per assaggiare qualcosa: la sosta culinaria on the road è la quarta esperienza più desiderata, indicata dall’82% dei millennial (contro il 63% dei baby boomers e il 74% degli appartenenti alla generazione X). Ma non viene disdegnata nemmeno la cucina gourmet, che attrae il 60% del campione (contro il 48% delle fasce in età più avanzata).

Grande richiamo esercitano anche sushi, ramen, tacos, tapas e tutte le specialità provenienti da altri Paesi del mondo: al 79% dei millennial piace il ristorante etnico, superando gli estimatori baby boomers (62%) e quelli della generazione X (69%).

I millennial, però, non stanno solo a guardare, anzi a mangiare: il desiderio di partecipare a corsi di cucina viene espresso dal 59%, una percentuale maggiore rispetto a nonni e genitori (rispettivamente + 21% e +12%). E poi sono pronti a fare le valigie per un viaggio enogastronomico on the road di più giorni organizzato da un’agenzia specializzata, battendo anche in questo caso i numeri delle generazioni più vecchie.

Tuttavia i desideri non trovano sempre realizzazione concreta: al di là di pranzi e cene fuori, consumati frequentemente e senza difficoltà, spesso a frenare i millennial è la disponibilità economica. Un altro impedimento è rappresentato spesso dalla mancanza di informazioni relative agli orari e alla disponibilità per le visite e le attività organizzate da agriturismi, cantine, pastifici, caseifici o cioccolaterie. I millennial, quindi, risultano un target decisamente allettante per gli operatori del turismo enogastronomico, ma l’offerta va migliorata, customizzata e adattata a tutte le tasche.

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