Pensiamo alla sofferenza e al dolore che troppi bambini e ragazzi si trovano ad affrontare, senza averlo scelto, senza averlo cercato, senza averlo deciso.
Partendo dalle crudeli immagini che quotidianamente ci arrivano dagli avamposti di guerra, fino alle dolorose pagine di cronaca in cui minori sono coinvolti in episodi di violenza domestica come protagonisti o come osservatori.
Quali traumi indelebili nelle loro giovani vite?
Con la cronaca che ci fornisce rapporti e numeri da cui si evince il mancato interesse da parte di molto adulti nei confronti dei più piccoli.
Viviamo in un periodo storico in cui gli effetti della pandemia sono evidenti anche nel crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti. Da numerose indagini risulta che i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono aumentati sensibilmente, riportando, come prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare. Le ricerche sugli stili di vita dei giovani sottolineano sempre più che sono in crescita nei giovani disturbi d’ansia, attacchi di panico, autolesionismo e utilizzo di sostanze stupefacenti, di ciò sono testimoni gli operatori scolastici che registrano una sempre maggior richiesta degli sportelli di ascolto psicologico istituiti presso le scuole.
Sono segnali e allarmi che non possiamo ignorare o considerare manifestazioni passeggere e riguardanti solo una piccola minoranza. I ragazzi sono portatori di fragilità e disturbi sempre più radicati ed evidenti, ma sono anche portatori di sogni, passioni e progetti che cercano solo una possibilità, una mano, un sostegno a cui appoggiarsi per essere realizzati. Pensiamo anche che circa un milione di bambini non possono permettersi il necessario per vivere in condizioni dignitose e che, oltre 80 mila studenti, lo
scorso anno non hanno maturato una frequenza sufficiente per poter essere scrutinati, cioè sono stati bocciati a causa delle troppe assenze non giustificate da motivi di salute o di famiglia. Questi ragazzi alimentano la percentuale degli studenti che non completano il cicli di studi, accrescendo così la spirale della dispersione scolastica.
Si tratta di giovani che spesso vivono in una solitudine condizionata da relazioni negative con i pari a causa di una stima fragile e assente, un concetto di amicizia che non sempre trova rispondenza nei rapporti che si trovano a vivere. Affiancati da un mondo adulto in cui faticano a riconoscersi, che sono costretti ad affrontare per sentire riconosciuto quel diritto all’ascolto spesso relegato esclusivamente tra i loro doveri.
Sono però gli stessi giovani che appena percepiscono un contesto accogliente e non giudicante, animato da adulti che riescano a considerarli come persone e non come problema, trascinano con loro altri ragazzi rendendosi protagonisti di una catena di impegno e creatività inarrestabile.
Ecco perché fornire alla scuola le risorse per diventare una reale comunità educante che possa promuovere un cambio di paradigma coinvolgendo tutte le istituzioni del territorio, è l’unico vero modo per celebrare questa ricorrenza sentendoci corresponsabili nella tutela dell’energia dei nostri giovani, dei loro sogni e delle loro speranze, di quello che oggi è il primo diritto a cui la nostra società deve puntare: il diritto alla crescita.
Oggi il minore è oggetto di critiche, pensieri, progetti, preoccupazioni… il vero cambiamento culturale deve essere permetter loro di diventare soggetti attivi di tutto ciò, attraverso la mediazione di adulti, in primis genitori ed insegnanti, che li accompagnino nel loro percorso di crescita ,supportandoli affinchè diventino cittadini responsabili e attivi all’interno di una società in continuo divenire.